venerdì 29 luglio 2011

Aristotele, Biancaneve e la rodopsina


Riportiamo una recensione di Stefano Vittori al libro di Riccardo Falcinelli Guardare Pensare Progettare. Neuroscienze per il design pubblicata sul numero 64 di exibart perché ci sembra un buono spunto per ragionare insieme sulla grafica editoriale a partire dal modo che abbiamo di leggere, non solo la grafica di un libro, ma la realtà stessa.

Riccardo Falcinelli, insieme a Enrica Speziale, è il docente del corso di Grafica editoriale in partenza a ottobre.

L’approccio trasversale di Riccardo Falcinelli alla grafica.

di Stefano Vittori


Qual è la connessione tra Aristotele, Biancaneve e la rodopsina (un pigmento rossastro presente nell’occhio dell’uomo che permette la visione in condizioni di scarsa luminosità)? Ma soprattutto, perché in un articolo sulla grafica si parla di questo anziché di forma o di stile? C’è una rivoluzione silenziosa in atto e Riccardo Falcinelli ne è l’attore. 

Nato a Roma nel 1973, è grafico editoriale, graphic novelist e da poco autore grazie al libro Guardare Pensare Progettare. Neuroscienze per il design. Voglio partire proprio da quest’ultimo, sfidando accuse di partigianeria (conosco Riccardo da diversi anni ma la stima che ho per il suo operare è una cosa che va oltre l’amicizia), per spiegarvi le ragioni per cui vale la pena riformulare (specialmente per i più giovani) il modo di fare grafica e di rapportarsi col “visivo”, secondo il suo approccio.

Il libro parte dalla biologia dell’occhio e del cervello per raccontare ciò che avviene quando osserviamo il mondo. Vengono spiegati i processi che ci fanno percepire le immagini, ma soprattutto sono svelati i meccanismi che mediano ogni nostra visione tramite la cultura, la storia, le emozioni e la genetica personale. Mettendo in discussione alcune delle classiche teorie della percezione (teoria della Gestalt e teoria ecologica di Gibson, per esempio) e accostandole e confrontandole con i recenti progressi delle neuroscienze ci insegna a capire come le configurazioni visive vengono decodificate e come il cervello impone loro un significato. Alla fine della lettura risulta chiaro che gli artefatti grafici che spesso etichettiamo come brutti non sono altro che cibo indigesto per il cervello perché troppo carichi di stimoli, privi di contrasto o male organizzati. Ma il manuale sa fornire la ricetta giusta spiegando gli errori e proponendo esempi di consolidato valore: il bisonte di Lascaux, la Gioconda, il logo della Coca-Cola, la faccia di Topolino, il sorriso di Marilyn.

Quest’opera si distingue per la capacità di ignorare le nette divisioni fra le discipline. Lanciando una sfida, l’autore ci dice che possiamo costruire un personale Rinascimento solo intrecciando in modo nuovo arte e scienza, teoria e pratica, forma e funzione. Per citare le parole di Severino Cesari: «il grafico non è un samurai che arriva dal nulla e con un segno magico dipinto a colpi di spada salva il villaggio». No, nulla di tutto questo accade per magia o per caso. È sempre frutto di studio.

Se Falcinelli ha qualcosa da spartire col suddetto samurai è il senso di equilibrio che caratterizza le civiltà orientali. Nel libro infatti, come anche nella sua attività professionale, fa instaurare al testo un dialogo inscindibile con le immagini, creando un unicum, un “pieno”, che si contrappone in maniera doppiamente armonica al vuoto della pagina, restituendo alla lettura un ritmo eccezionale. Oltre questo, che già non è poco, la chiave vincente è il saper spiegare concetti profondamente complessi in maniera chiara e con sguardo critico, alternandoli con un contrappunto di aneddoti sul cinema, sull’arte, sul design, sui cartoni animati.

Con lo stesso spirito Falcinelli crea le vesti grafiche per le case editrici (Einaudi Stile Libero, minimum fax, Laterza, Newton Compton solo per citarne alcune) e confeziona i corsi in ambito accademico. Per chi ha avuto la fortuna di assistere ad una delle sue lezioni di grafica o editoria sa che si parte sempre dal grado zero delle materie per poi, come in un gioco di costruzioni Lego, aggiungere mattoncini che compongono dapprima una casa, poi un palazzo, infine grattacieli. Ma Falcinelli non segue le istruzioni e quei mattoncini li smonta e riassembla in modo inaspettato. In una sua lezione di grafica è infatti facile vedere affiancato un prodotto da supermercato con il protagonista di un film, un pacchetto di sigarette con una collana editoriale, la pittura rinascimentale con il cinema di Hollywood. Se c’é una cosa che ho imparato, seguendo il lavoro di bottega di Falcinelli, è che conta, più di ogni cosa, accostare temi distanti anni luce fra loro ponendoli sullo stesso piano per costruire un atlante dal quale prelevare i pezzi da giustapporre per raccontare con la grafica (ma anche con la letteratura, l’architettura, l’arte, la musica e il design) storie nuove e mai scontate.

Questo gioco di relazioni è un meccanismo che Falcinelli utilizza analogamente nella progettazione delle copertine. Per minimum fax ad esempio ha ideato la collana “minimum classics” che mescola oggetti vintage anni ‘40 e ‘50 con la solitudine dei quadri di Hopper, il tutto racchiuso in una gabbia che richiama i primi tascabili della Penguin. Guardando questi libri si ha la sensazione di aver trovato un raro cimelio in soffitta. Aldilà del risultato estetico è la rete sotteranea di micro-rifermenti che ne decreta il successo, perché i lettori, anche solamente in maniera epidermica, sanno cogliere queste sfumature e accettano di giocare con l’editore.

Qual è il link che collega Aristotele, Biancaneve e la rodopsina è in fondo poco importante da dire in questa sede ma posso tentare, ricalcando Esopo, di tirar fuori una morale (ma anche una provocazione) da ciò che Falcinelli racconta: la comunicazione visiva, almeno quella efficace e ben riuscita, è sempre frutto di studio e riflessione e tiene conto del contesto in cui deve essere usata. In una società soffocata dall’immagine, dove quasi tutti i segni sono già stati usati e dove ognuno può fare grafica col computer di casa, la ricerca del bello, del vezzo, del decoro è una strada ingenua, non luminosa ma sopratutto poco efficace.

Per saperne di più:
- Guardare Pensare Progettare. Neuroscienze per il design - Stampa Alternativa & Graffiti.
- www.falcinelliand.co
Questo articolo è stato pubblicato su: Exibart n° 64/2011