giovedì 15 marzo 2012

Un reportage narrativo del corso sul reportage narrativo



Federico Cerminara racconta la sua esperienza al corso di reportage narrativo tenuto da Christian Raimo e Cristiano de Majo

Due docenti, un numero sempre diverso di corsisti, vari tipi di dolcetti al cioccolato e pettinature retrò, ogni genere di condizioni climatiche e avversità locomotorie (dal classico sciopero dei mezzi, alla ormai storica nevicata fine settimanale); certo non si può dire che il corso di reportage narrativo sia stato noioso o ripetitivo. E se è vero che la location è rimasta la stessa (Ponte Milvio, per i curiosi), siamo stati attenti a cambiare stanza ogni volta per non farci scoprire. Da chi poi, non lo sappiamo. Dopo vari slittamenti, numerose mail di saluti e baci alle nostre adorate Barbara e Rachele, interessanti discussioni sul punto di vista e sulla distanza tra il testo e lo scrittore, noi probabilmente qualcosa l’abbiamo capita; Cristiano invece si sta ancora chiedendo come accendere il condizionatore.

Scherzi a parte, come abbiamo trascorso queste settimane? Abbiamo letto, e tanto: Vollman, Parise, Saviano, Wallace, Trevi, Carrère, Capote ed un altro paio che non mi va di nominare. Abbiamo divorato alcuni loro testi e ne abbiamo parlato, provando ad isolare aspetti particolarmente interessanti: il quoziente emozionale, lo stile, l’apparato informativo. Abbiamo lavorato sulla distinzione dei generi letterari, ci siamo concentrati sulla capacità, o talvolta semplicemente sulla volontà, dello scrittore di lasciarsi attraversare della notizia; ci siamo chiesti se ciascuno di noi avesse una notizia da raccontare e quali fossero gli strumenti adatti per cominciare. Abbiamo attraversato il sentiero che separa il giornalismo dalla narrativa; in fondo alla strada ci siamo seduti, lì nel mezzo, e siamo rimasti a guardare cosa succedeva. Il tempo necessario perché Christian si commuovesse tra una pagina di Carver ed un racconto di Barthelme. Affettuosamente scoraggiati di fronte ad una così chiara visione di un nostro ipotetico futuro, ma allo stesso tempo rafforzati psicologicamente dall’idea che neanche il congelamento dei neuroni potesse arrestare la nostra voglia di vedere, capire, raccontare, ci siamo lasciati la scorsa volta con una promessa: tornare con uno straccio di reportage finito per l’ultima lezione.

E così ognuno per la sua strada: Carmen, la nostra battagliera, ha preso a seguire le orme di Simoncelli, a zonzo tra i luoghi che lo hanno visto campione; Alessandra, sempre in viaggio per l’Italia, questa volta ha piantato le tende al Teatro Valle Occupato, dal cui fascino sembra sia stata letteralmente rapita; poi c’è Costanza (che tra una consegna e l’altra fa un salto all’università per sostenere un esame), intenta a scrivere lettere da Nomadelfia alla sorella lontana, raccontandole l’impatto con questo mondo per noi così strano; Gina, un po’ come quelle pedine del monopoli costrette a rimanere ferme tre giri in prigione, combatte il demone della burocrazia per ottenere le autorizzazioni per le sue interviste (buffo che proprio di carceri volesse parlare); Antonello, quello che ti slaccia le scarpe quando stai per dire una cosa intelligente, è uscito con la barca alle quattro di notte, per vedere di nascosto l’effetto che fa, ma purtroppo di lui non si hanno notizie; Domenico, in grado di lasciare a metà un’opinione perché nel frattempo si è convinto dell’esatto contrario, voleva raccontare il suo viaggio a New York, ora ovviamente scrive del primo paese italiano deracketizzato; Nicola, vi giuro, di cosa voglia parlare non l’ho capito, in compenso è pieno di idee, riesce a citare otto autori diversi nella stessa frase e poi come la sa prendere lui la tangente nessuno è capace; ed infine il sottoscritto, che per coerenza non ha voluto opporsi alla sua pigrizia, prova a raccontare il posto di lavoro, i colleghi, luci ed ombre di una giornata d’ufficio.

Ora siamo nella fase cruciale: consegnata ai tutor la prima stesura, ci siamo lasciati smontare con gioia dalle loro osservazioni e impieghiamo i giorni che ci separano dall’ultimo incontro per correre ai ripari, o talvolta per ricominciare daccapo. Domenico mi chiama in chat tre volte al giorno per sapere a che punto sono arrivato, Alessandra fa la misteriosa, i miei colleghi cominciano a fare strane allusioni al copyright che dovrei pagare, di Antonello ancora nessuna notizia; intanto la fatidica data della consegna si avvicina. Bando alle ciance, quindi. Poche distrazioni. Qui si lavora.

2 commenti:

  1. :-)
    ..mi fa venire voglia....quando inizia il prossimo corso?

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    1. Fra ottobre e novembre dovrebbe iniziare la seconda edizione mentre il prossimo mese comincia il corso di reportage d'inchiesta http://www.minimumfax.com/corsi/scheda_corso/16

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