lunedì 14 gennaio 2013

È l'editoria, bellezza



L’editoria, l’editoria... malgrado tutto credo ancora che ci sia. 

Una lettera di Angelantonio Citro, allievo della scorsa edizione del corso Il lavoro editoriale, ai nuovi corsisti (e agli indecisi e i curiosi dell'ultima ora)


Cari lettori,
se state leggendo queste righe su questo sito forse starete anche considerando di iscrivervi al corso di editoria di minimum fax.
In quanto ex corsista mi è stato chiesto più volte di scrivere qualcosa sul corso, cosa che, essendo un pigro irrecuperabile, ho sempre posposto. In realtà non è solo la pigrizia, è che non penso di essere il più adatto. Sì sono un lettore vorace, sì ho studiato lettere, sì sono cresciuto nel mito dell’Einaudi degli anni d’oro, ma tutto questo non mi dà il diritto di parlare di qualcosa con competenza.
Anche perché spesso mi distraggo o penso di sapere le cose quando invece semplicemente vorrei che andassero in un altro modo. Ancora più spesso le cose, per quanto in sé evidenti, sfuggono alla mia vista, quindi non posso mai essere sicuro che qualcosa sia così perché lo è e non sia invece il frutto di una mia ricostruzione.
Prova di tutto ciò (per rimanere al corso) lo è stato quando ci hanno dato prove di bozze da correggere. Lì ho scoperto, o almeno così mi è parso, che il mondo dell’editoria prima che in grande e piccolo, in commerciale e culturale, si divide in quelli che adorano fare le bozze e quelli che lo detestano. Io, data la mia natura incostante e ribelle, sono chiaramente tra questi ultimi. Se il testo non mi piace non riuscirò mai ad avere il giusto livello di attenzione per scoprirne gli errori. Se invece è una lettura che ho scelto io, magari desiderata da tempo, non c’è apostrofo che mi sfugga. “Eh ma così non sei professionale” mi dicevano. Io non potevo far altro che mascherare la mia incompetenza offrendo caffé.
Ciò che più mi è rimasto di quei cinque mesi sono le feste, i pranzi e le cene a cui abbiamo partecipato. Se l’editoria è l’arte di fare i libri, un libro (quando va bene) nasce da un'esperienza di vita. Vedere più persone che condividono qualcosa mi calma e, anche se per poco, mi fa sentire felice di questo mondo. Prima dei libri, prima del lavoro, ci sono le persone che ho conosciuto, molte delle quali ora posso considerare amiche, con cui ho passeggiato a Campo de’ Fiori al tramonto quando la piazza è illuminata di rosa e di arancio ed è come fosse fuori dal tempo.
“L’editoria non arricchisce” ci dicevano; “c’è crisi, c’è crisi!”. Di tutto questo io non posso parlare. Non so di chi è la colpa, è una macchina molto più grande di me che non penso di aver ancora compreso a fondo. Non so.
Se pensate però che ci sia qualcosa di poetico nel lavoro editoriale avete sbagliato strada. Fare l’editor è un lavoro da babysitter, correggere bozze e impaginare spesso è un lavoro da scimmie. Perché tutto questo fascino? Ogni tanto qualcuno se lo chiede. Ad ogni modo è un lavoro sporco. Qualcuno vorrà pur farlo.

Vostro, A.C.

2 commenti:

  1. penso sarà il corso col più basso numero di iscritti nella storia della minimum fax :)
    se Antonangelo Citro avesse fatto parte del terzo reich e avesse conosciuto Hitler, non solo lo avrebbe fatto desistere dalla "sua battaglia", ma probabilmente del buon vecchio Adolfo ci rimarrebbero solo le romantiche testimonianze diaristiche di lui ed Eva sulle rive del mar baltico :)

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    1. infatti ci sarebbe bisogno di un Angelantonio in ogni luogo e in ogni tempo :)

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