mercoledì 2 ottobre 2013

Per solutori più che abili: le interviste sui libri nascosti #1

Verso la fine della quinta edizione del Lavoro editoriale abbiamo proposto ai corsisti di intervistare alcuni docenti, ospiti e scrittori per farli parlare di un libro minimum fax. Non un libro scritto da loro, ma un libro che avevano particolarmente amato.
Sono nate, così, delle chiacchierate interessanti che vi proporremo qui a partire da questa prima a Paolo Cognetti. E, dato che ci piacciono i giochi, abbiamo pensato che dovrete essere voi a scoprire quale libro e quale autore abbiano scelto i nostri intervistati. Vi va di provare? Postate le vostre soluzioni qui nei commenti, oppure su twitter (#librinascosti) o su facebook.



Prendere i nostri tempi sulle spalle

Un'intervista di Andrea Molinari, Rocco Fischetti Pietro De Vivo
a Paolo Cognetti 





Foto di Laura Marchiori.


Ciao Paolo. Per iniziare questa intervista potremmo partire dalla più classica delle domande: come mai hai scelto questo libro e non un altro? All'interno del catalogo minimum fax possiede un significato particolare per te? Quando lo hai letto, e cosa ti ha lasciato?

******** è la raccolta d'esordio di *********, forse il miglior scrittore di racconti della sua generazione (accanto ad altri tipi schivi come George Saunders e Peter Orner: per qualche motivo chi scrive racconti ama poco i riflettori, di solito preferisce andare a pescare).
Ha pubblicato solo due raccolte in una ventina d'anni e anche questo me lo fa apprezzare: ho grande rispetto per chi si rifiuta di stare dietro ai tempi del mercato, vuol dire che bada a scrivere cose belle. E le sue sono davvero belle. Racconti lunghi che mi ricordano un po' quelli di Andre Dubus e Tobias Wolff. Io l'ho conosciuto qualche anno fa, l'ho accompagnato in un giro per Milano. Mi ha lasciato il ricordo di un uomo speciale.


 C'è un racconto, o un personaggio specifico, che ti è rimasto particolarmente impresso? Un episodio che secondo te si staglia più vividamente sugli altri?

Il ragazzino del primo racconto: un dodicenne che ha perso il padre in guerra, e per raccogliere qualche soldo accompagna a casa gli amici della madre quando si ubriacano alle feste. La coppia di ********: un marinaio in congedo che tira su una giovane benzinaia con l'idea di portarsela a letto, ma poi scopre di aver raccolto una malata terminale e invece di scaricarla la accompagna nel suo ultimo viaggio. Sono storie che parlano di incontri e di perdite. E poi di malattia mentale e ossessione religiosa. E poi di famiglie, soprattutto di padri e figli maschi.


Sia in Sofia che nella raccolta di racconti che hai scelto si avverte con forza un senso di spaesamento e di disagio di fronte alla tragedia, ma soprattutto alla normale vita di tutti i giorni. In un momento di crisi sociale – prima ancora che economica – come quello che stiamo vivendo, si può parlare dello stesso spaesamento e dello stesso disagio? Sono ancora assolutamente attuali? Bisogna forse ricalibrare il tiro?

Io non credo molto alla questione dell'attualità: i tempi che corrono fanno solo da scenografia alle buone storie, non intaccano la loro verità. Detto questo la crisi, lo spaesamento, la perdita delle radici sono da sempre i temi della letteratura americana, da Hemingway a Carver a David Foster Wallace hanno tutti scritto di gente smarrita, perché qualcosa nel loro mondo è cambiato o perso per sempre e non si può più vivere come prima, bisogna capire di nuovo come si fa, inventarselo da zero.
******** è uno che prende questi temi di petto. Scrittore di incontri e di perdite, di dubbi, angosce, rimorsi, di vagabondaggi che quasi mai arrivano da qualche parte, se non a un po' di condivisione, a volte minima a volte lacerante, con un'altra persona.


Qual è secondo te (se c’è) il limite di questa raccolta di racconti? E se c’è, tu in che modo avresti fatto diversamente?

Non saprei. Come per una ragazza che ami molto, va a finire che il suo naso un po' storto, le sue orecchie a sventola fanno parte delle cose che ti piacciono di lei.


Nella raccolta – come pure in Sofia – c'è più di un esempio di coppia allo sbando. Che diversità di sguardo riscontri tra la tua scrittura e quella del nostro autore nell'indagare i rapporti di coppia?

Spesso nelle mie coppie l'uomo è una persona semplice, o almeno si sforza di credere di esserlo, mentre la donna si interroga, nutre dubbi, scoperchia le bugie sue e dell'altro, mette in crisi il rapporto.
In ******** invece il punto di vista è quasi sempre maschile: è l'uomo al centro di questo discorso interiore, la donna è là fuori e di solito è un essere incomprensibile. Chissà a cosa pensa. Chissà cosa sta per fare. Se decide di andarsene, come in altro bel racconto, ********, succede in uno spazio bianco, quello che nei racconti è lo spazio del non detto, del silenzio su ciò che non si riesce a spiegare.


Nella raccolta i bambini sono spesso figli che devono fare i conti con la conflittualità di coppia di cui parlavamo prima, una dimensione che non hanno strumenti per decodificare. Sono passati più di vent’anni dall’uscita della raccolta: proviamo a fare un po’ di metaletteratura spicciola? Quei bambini ora sono cresciuti, avranno più o meno trent’anni. Come te li immagini? Hanno capito qualcosa? Hanno conosciuto una qualche redenzione? Hanno figli a loro volta? Come si comportano con loro?

Hanno poche certezze. Di certo meno dei loro genitori. A volte questa mancanza di certezze impedisce loro di fare dei figli, di metter su casa in un posto e immaginare di viverci per sempre, di insegnare qualcosa agli altri. È il grave difetto che vedo nella nostra generazione, ora che andiamo verso i quarant'anni: va bene lo smarrimento, ma prima o poi dovremo prenderci la responsabilità di farci padri e maestri, trasmettere quel poco che sappiamo, dar forma a un qualche tipo di eredità. Io sono un po' stufo dei lamenti, sarei per cominciare a prenderci i nostri tempi sulle spalle.

1 commento:

  1. Facile...'Il suo vero nome', di Charles D'Ambrosio, il titolo del racconto è 'La punta'.

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